venerdì 29 maggio 2020

La Competizione nel pensiero utopico #Step 19

Utopia è il più celebre romanzo di Thomas More, pubblicato nel 1516. 
More si è particolarmente ispirato all'opera La Repubblica del filosofo greco Platone, anch'essa scritta in forma dialogica. In Utopia, come nell'opera sopracitata, si ha il progetto di una nazione ideale e vengono trattati argomenti come la filosofia, la politica, il comunitarismo, l'economia e l'etica. 
L’opera è suddivisa in due libri. Nella prima parte, Moro presenta l'Inghilterra del XV secolo e tutti i problemi che la interessano.
Nella seconda parte, invece, avviene la narrazione del viaggio che Raffaele Itlodeo, viaggiatore-filosofo, compie per primo nell'isola di Utopia, una societas perfecta, creata dal suo primo re, Utopo, che con un'opera titanica tagliò l'istmo che la congiungeva con il continente.
Utopia è divisa in 54 città (che rimandano alle 54 contee inglesi), tra le quali la capitale Amauroto. Utopia, a differenza dell'Inghilterra, ha saputo risolvere i suoi contrasti sociali, grazie ad un innovativo sistema di organizzazione politica: la proprietà privata è abolita, i beni sono comunitari, tutto il popolo inoltre è impegnato a lavorare la terra circa sei ore al giorno, fornendo all'isola tutti i beni necessari. Il resto del tempo deve essere dedicato allo studio e al riposo. In questo modo, la comunità di Utopia può sviluppare la propria cultura e vivere in maniera pacifica e tranquilla.

Utopia,Thomas More,1516

L'isola è governata da un principe che ha il potere di coordinare le varie istituzioni e di rappresentare il suo popolo. Il governo è affidato a magistrati eletti dai rappresentanti di ogni famiglia, mentre vige il principio della libertà di parola e di pensiero e soprattutto della tolleranza religiosa, che tuttavia si esprime solo verso i credenti: gli atei non sono puniti, ma sono circondati dal disprezzo degli abitanti di Utopia e sono loro precluse le cariche pubbliche.
L'isola si basa su una struttura agricola ed è proprio l'agricoltura a fornire i beni utili per industrie, artigianato, ecc. Si produce solo per il consumo e non per il mercato. Oro e argento sono considerati privi di valore e i cittadini non possiedono denaro ma si servono dei magazzini generali secondo le necessità.
A Utopia non esiste la competizione e ciò scaturisce proprio dall’abolizione della proprietà privata. In questa isola ideale tutto è di tutti e ognuno fa della comunità in sé il suo unico fine. Vengono così meno quei sentimenti individualistici che generano la competizione fra i singoli come l’invidia,lo sperpero,l’ambizione cui gli uomini sono naturalmente spinti dal possesso della proprietà privata. Ogni singolo gesto non è volto a soddisfare l’avidità della maggioranza o l’arbitro di pochi ma ha come unica finalità il rafforzamento dell’uguaglianza e della comunione. Questa concezione del ruolo della competizione nella società è diametralmente opposta alla concezione che ne aveva Adam Smith (Competizione, Adam Smith e Libero Mercato) ed è invece molto vicina alla concezione socialista.

giovedì 28 maggio 2020

La Competizione in Sartre #Step18

Jean-Paul Sartre è stato un filosofo francese, considerato uno dei più importanti rappresentanti dell’esistenzialismo. Alla produzione filosofica si affiancò, a partire dal dopoguerra, la produzione saggistica e giornalistica dedicata alla difesa degli oppressi, in particolare egli dedicò grande impegno a combattere il colonialismo in Africa e ciò gli procurò non poche ostilità in patria. 
Nonostante ciò Sartre non si considerava un intellettuale impegnato, un intellettuale militante. In un’intervista del 1963 a Rinascita, il mensile politico culturale del PCI fondato da Palmiro Togliatti e aperto anche a contributi di intellettuali non marxisti Sartre criticò quella che definiva la “militarizzazione della cultura” affermando:
Jean-Paul Sartre 
”Questa non è la lotta ideologica ma, al contrario, la separazione. Se come accade in certi paesi occidentali si proibisce tutto ciò che è marxista,libri,insegnamento ecc. e se, reciprocamente, il marxismo si rifiuta di tenere di tenere conto di un certo numero di esperienze che - anche se fatte spesso contro di esso - contengono un elemento di realtà, allora abbiamo a che fare con due culture spezzate. Sappiamo bene che non siamo noi, un pugno di intellettuali di tutti i paesi, che opereremo questo cambiamento. Ma noi andiamo in questa direzione, lottando prima di tutto per la pace. La nostra maniera di lavorare per la pace è tentare, almeno, di darle la fisionomia culturale che deve avere, cioè quella di una competizione di idee.”

Sartre vive e interpreta a pieno il periodo della guerra fredda, caratterizzato dalla spietata competizione ideologica,politica e economica fra Stati Uniti e Russia.
Il pensiero di Sartre verte sul principio della libertà assoluta, secondo il suo pensiero ogni vita dipende interamente da chi la conduce e dalle scelte che il soggetto prende, poiché “l’uomo è condannato ad essere libero”, in questa ottica è ovvio che le limitazioni imposte al libero pensiero dai sistemi politici vengono considerate come aberranti. Egli definisce la fisionomia culturale della pace come una competizione di idee. Sartre invita ad accogliere qualsiasi idea e a coglierne gli elementi di realtà. D’altronde, per l’esistenzialista non può esserci una morale universale, unica e, perciò, legittimamente imposta; per lui tutto diventa dubbio, riconsiderazione, invenzione: è abbandonato e non trova in sé e fuori di sé possibilità di ancorarsi. È questo il prezzo della libertà, libertà che per Sartre deve essere il significato ultimo degli atti dell’uomo. Le idee devono quindi poter competere fra loro. Sta poi al libero arbitrio dell’individuo ,e non al sistema politico vigente, determinare quali idee accettare e quali invece ripudiare. Affinché questa competizione sia possibile elemento imprescindibile è la libertà. Senza libertà non c’è competizione e senza competizione non c’è libertà.

giovedì 21 maggio 2020

L’Abbecedario della Competizione #Step17

L’ ABC della Competizione 

A: Allenamento 
B: Battere
C: Concorrenza
D: Disputa
E: Etica
F: Finale
G: Gara
H: Hockey 
I Incontro 
L: Liberismo
M: Match
N: Nuoto
O: Ostacolo
P: Partenza
Q: Qualificazione
R: Rivalità 
S: Strategia
T: Traguardo
U: Universale
V: Vittoria
Z: Zuffa

martedì 19 maggio 2020

Competizione, Adam Smith e Libero Mercato #Step 16

Fra i tanti uomini che si sono interessati al concetto di competizione il pensiero di alcuni ha avuto un impatto enorme sul mondo. È il caso di Adam Smith, grande propugnatore della libera competizione sul mercato. Il sistema economico attualmente dominante,ovvero il sistema capitalistico, è basato sul principio del libero mercato. Il libero mercato è un mercato in cui i prezzi di beni e servizi sono raggiunti esclusivamente dalla mutua interazione di produttori e consumatori.
È prevista inoltre la libera competizione fra i diversi produttori. 
Adam Smith

Nella nascita e nell’evoluzione di questa idea fu fondamentale il ruolo del pensatore scozzese Adam Smith.  Adam Smith fu un grande filosofo e studioso di economia vissuto nel ‘700.
Per comprendere, seppur attraverso un’estrema sintesi e semplificazione, il pensiero di Smith per quanto concerne l’economia possiamo rifarci ad una sua frase divenuta negli anni celebre:
“Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse.”
Smith spiegò inoltre i meccanismi che regolano il libero mercato, sempre riferendoci all’esempio precedente possiamo dire che:
Anche nel caso il fornaio pensasse solo a se stesso, non potrebbe alzare eccessivamente i prezzi perché gli altri fornai, pensando al loro interesse, potrebbero abbassare il prezzo per rubargli i clienti.
Se invece fosse l’unico fornaio della città non potrebbe strafare perché altri aprirebbero un altro forno per il proprio interesse.
Quindi, per Smith, è la competizione a mantenere tutti onesti, dove il mercato stesso attraverso processi di autoregolazione capisce i bisogni della gente e il modo per soddisfarli. 

lunedì 18 maggio 2020

La Competizione Economica e “I Limiti dello Sviluppo” #Step 15

Il Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato al MIT dal Club di Roma, fu pubblicato nel 1972 da Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III.

Il fine dell’opera era schematizzare il sistema mondiale in cinque grandezze: la popolazione umana, le risorse naturali, gli alimenti, l’inquinamento e la produzione industriale. Erano poi stati analizzati i tipi di interazione fra le varie grandezze su scala globale ed erano state prodotte delle proiezioni sul futuro estrapolando gli andamenti delle cinque grandezze. Quindi si teneva conto del progresso tecnico, mentre, trattandosi di proiezioni, si supponeva di non modificare le interazioni fra le grandezze, cioè si ipotizzava che non cambiasse il modo di vivere e di pensare della cultura dominante, cioè si faceva l’ipotesi del cosiddetto BAU (business as usual). Con queste premesse erano stati ricavati dodici diagrammi basati su varie ipotesi.
Il risultato più interessante di questo rapporto  è stato il constatare che quasi tutte le ipotesi, che aumentavano le risorse a disposizione anche in modo considerevole o portavano alcune variazioni  ottimistiche alle altre grandezze, si concludevano con l’impazzimento dei rispettivi diagrammi.
Diagrammi “I Limiti dello Sviluppo”,1972
Anche l’ipotesi di continuare a disporre di nuove risorse senza limiti aveva come conseguenza il 
collasso del sistema, sempre con l’ipotesi della persistenza del modo di vivere e della cultura dominante. Questo proverebbe che le problematiche non scaturiscono dall’esaurimento delle risorse, ma dell’impossibilità di convivenza di un sistema come quello capitalistico-consumistico all’interno della biosfera.
Nel corso della storia le proiezioni si stanno rivelando vicine alla realtà dei fatti, è dunque lecito attendersi che continuando con le attuali premesse il collasso è imminente e inevitabile. 
Secondo gli autori del rapporto è dunque indispensabile una rivoluzione del modello economico. Il modello economico dominante è basato sulla competizione fra fornitori.
Secondo questo modello infatti attraverso la competizione dei fornitori che offrono beni e servizi i prezzi tendono a decrescere e la qualità a crescere.
Gli autori rifiutano l'obiezione secondo la quale la tecnologia ed i meccanismi automatici del mercato sono sufficienti ad evitare il collasso del sistema. Propongono al riguardo l'esempio della pesca: lo sfruttamento sempre più intenso di una risorsa naturale di per sé rinnovabile ha condotto al depauperamento della fauna ittica, al punto che il prodotto della pesca comincia a diminuire. La tecnologia ha reso la pesca sempre più aggressiva, il mercato ha reagito alla scarsità aumentando il prezzo, trasformando così un alimento per poveri in un alimento per ricchi.
Una rivoluzione sostenibile dovrà quindi essere basata su un modello economico che rifiuti gli eccessi della competizione e del libero mercato in favore di una società solidale caratterizzata da disuguaglianze contenute.
Le ricchezze eccessive inducono infatti un consumo sconsiderato delle risorse naturali ed un crescente inquinamento, mentre una povertà diffusa esporrebbe il pianeta al peso insostenibile di una crescita esponenziale della popolazione.

domenica 17 maggio 2020

La Competizione nella Cronaca #Step 14

10.000m d’Italia
In un precedente post avevo sottolineato come il Covid avesse ravvivato la competizione geopolitica globale e in particolare la competizione fra USA e Cina.
(La Competizione Geopolitica ai tempi del Covid-19)
Al contrario, per quanto riguarda gli sport, la diffusione del virus ha impedito lo svolgersi delle competizioni. Praticamente tutte le manifestazioni sportive sono state sospese.
Spulciando fra gli articoli di cronaca recenti sono rimasto colpito da questa iniziativa di due atleti toscani, Luca Tocco e Marco Mazzei. Si tratta di una gara virtuale aperta a tutti i runner che si terrà il 2 giugno. Ognuno correrà da solo ma, cronometro al polso, sarà in competizione con tutti gli altri concorrenti. Trovo affascinante e meritevole di attenzione questa singolare iniziativa in cui si mixano perfettamente competizione e tecnologia, nel tentativo di riprendere a correre e lasciarsi alle spalle questo difficile periodo.


sabato 9 maggio 2020

Competizione e Ingegneria #Step 13

Un interessante punto di incontro fra ingegneria, competizione e il nostro mondo universitario é la Formula SAE. 
Di cosa si tratta? 
La Formula SAE é una competizione universitaria internazionale di design ingegneristico che consiste nella progettazione e la produzione di un auto da corsa che viene poi valutata durante una serie di prove in base alle sue qualità di design e efficienza ingegneristica.  La competizione viene così utilizzata come stimolo per spingere i futuri ingegneri a dare il meglio di sé. 
Questa competizione é inoltre utile per indurre studenti di diversi rami di ingegneria come ingegneria dell’autoveicolo, ingegneria meccanica, elettrica ecc. a collaborare e affinare le proprie conoscenze e competenze attraverso il confronto e la cooperazione.
Motivo di orgoglio per il nostro Politecnico viene dalla Formula SAE 2019 dove lo monoposto del PoliTo si è aggiudicato per la prima volta la medaglia d’oro nella categoria vetture elettricheottenendo anche il prestigioso Premio Abarth riservato alla vettura elettrica più efficiente.