giovedì 28 maggio 2020

La Competizione in Sartre #Step18

Jean-Paul Sartre è stato un filosofo francese, considerato uno dei più importanti rappresentanti dell’esistenzialismo. Alla produzione filosofica si affiancò, a partire dal dopoguerra, la produzione saggistica e giornalistica dedicata alla difesa degli oppressi, in particolare egli dedicò grande impegno a combattere il colonialismo in Africa e ciò gli procurò non poche ostilità in patria. 
Nonostante ciò Sartre non si considerava un intellettuale impegnato, un intellettuale militante. In un’intervista del 1963 a Rinascita, il mensile politico culturale del PCI fondato da Palmiro Togliatti e aperto anche a contributi di intellettuali non marxisti Sartre criticò quella che definiva la “militarizzazione della cultura” affermando:
Jean-Paul Sartre 
”Questa non è la lotta ideologica ma, al contrario, la separazione. Se come accade in certi paesi occidentali si proibisce tutto ciò che è marxista,libri,insegnamento ecc. e se, reciprocamente, il marxismo si rifiuta di tenere di tenere conto di un certo numero di esperienze che - anche se fatte spesso contro di esso - contengono un elemento di realtà, allora abbiamo a che fare con due culture spezzate. Sappiamo bene che non siamo noi, un pugno di intellettuali di tutti i paesi, che opereremo questo cambiamento. Ma noi andiamo in questa direzione, lottando prima di tutto per la pace. La nostra maniera di lavorare per la pace è tentare, almeno, di darle la fisionomia culturale che deve avere, cioè quella di una competizione di idee.”

Sartre vive e interpreta a pieno il periodo della guerra fredda, caratterizzato dalla spietata competizione ideologica,politica e economica fra Stati Uniti e Russia.
Il pensiero di Sartre verte sul principio della libertà assoluta, secondo il suo pensiero ogni vita dipende interamente da chi la conduce e dalle scelte che il soggetto prende, poiché “l’uomo è condannato ad essere libero”, in questa ottica è ovvio che le limitazioni imposte al libero pensiero dai sistemi politici vengono considerate come aberranti. Egli definisce la fisionomia culturale della pace come una competizione di idee. Sartre invita ad accogliere qualsiasi idea e a coglierne gli elementi di realtà. D’altronde, per l’esistenzialista non può esserci una morale universale, unica e, perciò, legittimamente imposta; per lui tutto diventa dubbio, riconsiderazione, invenzione: è abbandonato e non trova in sé e fuori di sé possibilità di ancorarsi. È questo il prezzo della libertà, libertà che per Sartre deve essere il significato ultimo degli atti dell’uomo. Le idee devono quindi poter competere fra loro. Sta poi al libero arbitrio dell’individuo ,e non al sistema politico vigente, determinare quali idee accettare e quali invece ripudiare. Affinché questa competizione sia possibile elemento imprescindibile è la libertà. Senza libertà non c’è competizione e senza competizione non c’è libertà.

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