lunedì 18 maggio 2020

La Competizione Economica e “I Limiti dello Sviluppo” #Step 15

Il Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato al MIT dal Club di Roma, fu pubblicato nel 1972 da Donella H. Meadows, Dennis L. Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III.

Il fine dell’opera era schematizzare il sistema mondiale in cinque grandezze: la popolazione umana, le risorse naturali, gli alimenti, l’inquinamento e la produzione industriale. Erano poi stati analizzati i tipi di interazione fra le varie grandezze su scala globale ed erano state prodotte delle proiezioni sul futuro estrapolando gli andamenti delle cinque grandezze. Quindi si teneva conto del progresso tecnico, mentre, trattandosi di proiezioni, si supponeva di non modificare le interazioni fra le grandezze, cioè si ipotizzava che non cambiasse il modo di vivere e di pensare della cultura dominante, cioè si faceva l’ipotesi del cosiddetto BAU (business as usual). Con queste premesse erano stati ricavati dodici diagrammi basati su varie ipotesi.
Il risultato più interessante di questo rapporto  è stato il constatare che quasi tutte le ipotesi, che aumentavano le risorse a disposizione anche in modo considerevole o portavano alcune variazioni  ottimistiche alle altre grandezze, si concludevano con l’impazzimento dei rispettivi diagrammi.
Diagrammi “I Limiti dello Sviluppo”,1972
Anche l’ipotesi di continuare a disporre di nuove risorse senza limiti aveva come conseguenza il 
collasso del sistema, sempre con l’ipotesi della persistenza del modo di vivere e della cultura dominante. Questo proverebbe che le problematiche non scaturiscono dall’esaurimento delle risorse, ma dell’impossibilità di convivenza di un sistema come quello capitalistico-consumistico all’interno della biosfera.
Nel corso della storia le proiezioni si stanno rivelando vicine alla realtà dei fatti, è dunque lecito attendersi che continuando con le attuali premesse il collasso è imminente e inevitabile. 
Secondo gli autori del rapporto è dunque indispensabile una rivoluzione del modello economico. Il modello economico dominante è basato sulla competizione fra fornitori.
Secondo questo modello infatti attraverso la competizione dei fornitori che offrono beni e servizi i prezzi tendono a decrescere e la qualità a crescere.
Gli autori rifiutano l'obiezione secondo la quale la tecnologia ed i meccanismi automatici del mercato sono sufficienti ad evitare il collasso del sistema. Propongono al riguardo l'esempio della pesca: lo sfruttamento sempre più intenso di una risorsa naturale di per sé rinnovabile ha condotto al depauperamento della fauna ittica, al punto che il prodotto della pesca comincia a diminuire. La tecnologia ha reso la pesca sempre più aggressiva, il mercato ha reagito alla scarsità aumentando il prezzo, trasformando così un alimento per poveri in un alimento per ricchi.
Una rivoluzione sostenibile dovrà quindi essere basata su un modello economico che rifiuti gli eccessi della competizione e del libero mercato in favore di una società solidale caratterizzata da disuguaglianze contenute.
Le ricchezze eccessive inducono infatti un consumo sconsiderato delle risorse naturali ed un crescente inquinamento, mentre una povertà diffusa esporrebbe il pianeta al peso insostenibile di una crescita esponenziale della popolazione.

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