sabato 4 aprile 2020

La Competizione nella Mitologia #Step 04

Il tema della competizione è ricorrente in tutta la mitologia,sia classica che moderna. Innumerevoli sono le sfide,delle più disparate tipologie, che hanno animato miti e leggende.
Un interessante punto di contatto fra la mitologia greca e quella romana é il fatto che in entrambe troviamo una leggenda basata su una disputa per l’assegnazione del nome alle città simbolo di queste mitologie:Atene e Roma.

Mitologia Greca

Nella mitologia greca gli dei erano soliti competere fra loro.
Una competizione molto accesa era quella fra Atena e Poseidone.

Atena era in competizione con Poseidone per diventare la divinità protettrice della città capitale dell'Attica che, all'epoca in cui si svolge questa leggenda, ancora non aveva un nome. Si accordarono nel seguente modo: ciascuno dei due avrebbe fatto un dono ai cittadini e questi avrebbero scelto quale fosse il migliore, decidendo così la disputa. Poseidone piantò al suolo il suo tridente e dal foro ne scaturì una sorgente. Questa avrebbe dato loro sia nuove opportunità nel commercio che una fonte d'acqua, ma l'acqua era salmastra e non molto buona da bere. Atena invece offrì il primo albero di ulivo adatto ad essere coltivato. Gli Ateniesi scelsero l'ulivo e quindi Atena come patrona della città, perché l'ulivo avrebbe procurato loro legname, olio e cibo. Alcuni credono che Atena avesse addirittura una relazione con Poseidone prima della contesa per la città.
Una diversa versione della leggenda dice che Poseidone offrì in dono, anziché la sorgente, il primo cavallo,simbolo di guerra, che gli Ateniesi maschi preferivano, mentre le donne, che erano la maggioranza, scelsero il dono di Atena, simbolo di pace. Si può supporre che uno dei motivi per cui la scelta dei cittadini si orientò in questo senso, fu che Poseidone era considerato una divinità molto difficile da compiacere, come dio dei terremoti aveva causato distruzioni anche nelle città delle quali era patrono. Atena rappresentava quindi un'alternativa migliore.


Mitologia Romana


La leggenda narra che il dio Marte e Rea Silvia,figlia di Numitore discendente di Enea e re di Albalonga, un giorno si incontrarono e si innamorarono. Dal loro amore nacquero due gemelli. Ma il cattivissimo Amulio, zio dei due gemelli e re della città di Albalonga, fece imprigionare Rea Silvia e ordinò ai suoi servi che i gemelli fossero messi in una cesta e gettati nel fiume Tevere, affinché la corrente li trascinasse via e li portasse via per sempre. Amulio temeva che da adulti i due bambini potessero governare al suo posto.

Proprio in quel giorno, il Tevere era straripato e, quando le acque del fiume si ritirarono, la cesta si incagliò fra i cespugli sotto il colle Palatino. Fortunatamente una lupa che passava vicino al fiume trovò i due bambini, si avvicinò a loro, cominciò a nutrirli con il suo latte e a riscaldarli. Poco tempo dopo Faustolo, un pastore che abitava da quelle parti, vide con grande stupore la lupa con i gemelli e decise di portare i due bambini a casa sua e di adottarli.
Il pastore chiamò i suoi figli adottivi Romolo e Remo e li allevò con molto amore. Quando furono grandi, Faustolo disse loro di non essere il vero padre e raccontò tutta la verità. Saputa la loro storia, Romolo e Remo uccisero il perfido Amulio e liberarono la madre, Rea Silvia. Decisero inoltre di fondare una città, proprio sul colle dove la lupa li aveva allattati. Chiesero consiglio all’indovino per sapere chi avrebbe dato il nome alla città e chi ne sarebbe diventato il re. L’indovino rispose che Romolo doveva andare sul colle Palatino, mentre Remo sull’Aventino. Da lassù avrebbero guardato attentamente il cielo, studiando il volo degli uccelli per capire che cosa avevano deciso gli dei. Remo fu il primo a vedere un gran numero degli uccelli: sei avvoltoi con le ali immense che volavano proprio sopra la sua testa.
Ma poco dopo Romolo ne vide ben dodici. A quel punto i due gemelli cominciarono a litigare: – Sono stato io a vedere gli uccelli per primo! Disse Remo.
– Ma io ne ho visti molti di più! Esclamò Romolo – Quindi sarò io il re della nuova città e la chiamerò Roma. Poi prese un bastone, disegnò un grande quadrato per terra e disse: – Ecco in confini della mia città. Nessuno dovrà superarli senza il mio permesso.
Ma Remo, arrabbiatissimo, non lo ascoltò e calpestò la linea tracciata dal fratello. Romolo allora tirò fuori la spada e ripeté: – Chi passerà il confine senza il mio permesso, morirà – e uccise Remo. Romolo diventò il primo Re di Roma e governò con saggezza, aiutato da cento senatori.

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