giovedì 11 giugno 2020

La Sintesi Finale #Step 24

Questo blog nasce e si sviluppa al fine di analizzare approfonditamente il concetto di competizione. L’obiettivo di questo post è quello di sintetizzare il lavoro compiuto e riportare collegamenti agli approfondimenti.
La mia analisi del concetto di competizione è partita dallo studio dell’etimologia della parola e delle sue traduzioni nelle principali lingue straniere. Sempre restando nell’ambito dello studio della parola ho indagato la storia e l’evoluzione  del termine che, nel corso degli anni, ha subito una notevole variazione deviando dal significato originario. 
La mappa concettuale della Competizione
Per completare questa analisi etimologico-linguistica del termine ho realizzato un abbecedario della competizione
La competizione ha giocato un ruolo fondamentale nella storia dell’umanità.
Sin dal principio gli uomini si sono cimentati in sfide e duelli e non è quindi una sorpresa che la competizione sia argomento centrale della mitologia
Anche uno dei più grandi filosofi del mondo antico, il greco Platone, fa uso del mito e del concetto di competizione per spiegare la sua teoria della reminiscenza dell’anima. La competizione offre senza dubbio affascinanti e intriganti spunti narrativi, pertanto non poteva certo non attirare l’attenzione dei letterati. Sfruttando ed elaborando finemente le emozioni generate dalla competizione sono nate grandi opere di letteratura narrativa come la trilogia degli Hunger Games e grandi opere poetiche come Goal del poeta italiano Umberto Saba. Si sono lasciati ispirare dalla competizione non solo questi grandi scrittori ma anche scrittori meno abili, come il sottoscritto, che lavorando di fantasia ha scritto la sua personale serie tv . Oltre che la letteratura la competizione pervade anche l’arte. Se ne trovano rappresentazioni nelle più diverse e svariate forme artistiche, come la pittura  e il  cinema senza dimenticare il mondo della pubblicità  L’arte ci aiuta ad ammirare la competizione, ma se ci soffermiamo sul suo ruolo nell’economia essa si trova al centro di un acceso dibattito.
C’è chi la ritiene ingrediente fondamentale per una florida economia, come Adam Smith e c’è chi invece immagina un’economia, e in generale una società, non basata sulla competizione ma sulla cooperazione, come Thomas Moore nel suo libro Utopia e gli autori del libroI Limiti dello Sviluppo. Per farci una nostra idea sul ruolo della competizione, se questa sia etica  o meno, è indispensabile una profonda riflessione. Nel far ciò ci vengono in aiuto i pensieri a riguardo di alcuni filosofi e scrittori come SartreHobbes Leopardi L’ingegneria si è invece messa al “servizio” della competizione, basti pensare ad esempio alle gare automobilistiche come la Formula 1 o anche competizioni meno conosciute ma altrettanto interessanti, soprattutto dal punto di vista “ingegneristico” come la Formula SAE.
La competizione in un’immagine
Questo blog è stato realizzato in pieno Coronavirus, e ho potuto constatare come questa pandemia abbia sortito effetti diversi sulle varie competizioni. In particolare ha ravvivato notevolmente la competizione geopolitica mentre ha invece inizialmente ostacolato e in seguito costretto ad adattarsi alle indispensabili norme sanitarie le competizioni sportive.
Detto questo spero che questo blog sia stato in grado di offrirvi una visione completa e multidisciplinare della competizione e di fornirvi spunti di riflessione da cui partire per realizzare il vostro personale punto di vista. Ad maiora!

domenica 7 giugno 2020

Una Serie Tv sulla Competizione #Step 22

Prima puntata 
Ci troviamo nel marzo del 2032, a Sankara. Sankara è un villaggio del Burkina Faso, la vita è difficile, lo è sempre stata, la povertà è diffusa,il cibo non è mai abbastanza,l’acqua scarseggia,le epidemie sono sempre in agguato e come se non bastasse il cambiamento climatico ha portato ad un aumento vertiginoso delle temperature, tanto che la temperatura media si aggira sui 45 gradi centigradi. È qui che vive Thomas, uno dei tanti ragazzi del villaggio.
Villaggio africano
Thomas ha 16 anni , ha tre fratelli e due sorelle. È un ragazzo molto intelligente e sogna un giorno di poter diventare un ingegnere. Tuttavia in una situazione di simile povertà non può certo dedicarsi esclusivamente agli studi ma deve lavorare affinché la sua famiglia possa sopravvivere. La notte del 16 aprile Thomas ha un sogno destinato a cambiare per sempre la sua esistenza. In sogno gli viene detto che è stato scelto per una competizione da cui dipenderà la sua vita e quella della sua famiglia. La sfida vede due concorrenti Thomas e Dave, un ragazzo australiano.
Thomas dovrà impegnarsi a fondo e correre ogni giorno più di Dave per i prossimi 7 anni, ogni volta che ciò non avverrà uno dei suoi cari si ammalerà. Fra 7 anni esatti dovrà partecipare alla maratona di Boston e se sarà il vincitore da questa avrà in cambio un enorme quantitativo d’oro.


Seconda puntata 
Thomas è terrorizzato da questo sogno e decide di non parlarne con nessuno.
Comincia però subito ad impegnarsi e ad allenarsi, atterrito dall’idea di perdere uno dei suoi cari. Le giornate del ragazzo sono pienissime e molto dure, al mattino deve percorrere molti km a piedi per raggiungere la scuola,dove ottiene risultati eccellenti, al pomeriggio va a lavorare nei campi di miglio e oltre a questi improrogabili impegni trova sempre il tempo per andare a correre. Nonostante la stanchezza si faccia sentire Thomas si sente felice come mai in vita sua. Dal momento del sogno nessuno dei suoi cari si era ammalato, ciò significava che stava procedendo nella direzione giusta. I suoi sforzi erano ripagati, sapeva di star facendo la cosa giusta e cominciava a pensare all’enorme ricompensa che gli sarebbe spettata qualora avesse vinto la Maratona.
Quando Thomas compì 18 anni aveva quasi terminato le scuole superiori, le sue doti atletiche vennero notate dal preside della scuola che gli offrì una borsa di studio per realizzare il suo sogno di studiare ingegneria e contemporaneamente continuare ad allenarsi in un college americano.
A Thomas sembrò di vivere un sogno, da lì a poco avrebbe lasciato il suo villaggio e sarebbe partito alla volta di Boston, dove il suo nuovo college lo attendeva. 


Terza puntata

Il trasferimento in un nuovo paese portò con sé molte difficoltà ma Thomas si ambientò in fretta. Anche in questa nuova realtà i risultati accademici erano eccellenti. 
Thomas era costantemente stimolato dalla competizione con Dave, tuttavia egli non aveva mai posto la sua attenzione su Dave ma aveva sempre e solo pensato a correre il più possibile, focalizzandosi sul lavoro su sé stesso. 
Thomas si laureò in fretta e trovò un lavoro che gli permise di guadagnare dei soldi grazie ai quali poter aiutare la sua famiglia e il suo villaggio ad uscire dalla povertà.
Arrivò così il 16 Aprile 2039, erano passati esattamente sette anni da quel suo sogno, quel pomeriggio si sarebbe corsa la maratona per cui si era tanto allenato. Aveva fatto tutto ciò che gli era stato detto di fare, si era allenato ogni giorno della sua vita degli ultimi 7 anni per quella maratona ed adesso era il momento di dimostrare che tutto ciò non era stato vano. Thomas partecipò alla maratona ma, nonostante un ottimo risultato non fu lui a vincere, a vincere fu Dave, il ragazzo australiano del sogno. Allora Thomas capì il vero messaggio del sogno, non aveva vinto, non esisteva nessuna competizione se non quella con sé stesso ma grazie allo stimolo datogli dalla sfida con Dave e dalla paura di perdere una delle persone che amava aveva tirato fuori il meglio di sé. Non aveva ricevuto nemmeno un briciolo d’oro ma grazie al suo impegno e alla sua voglia di migliorarsi aveva una vita felice e i suoi cari non solo erano vivi ma vivevano adesso una vita agiata. Thomas sorrise e tornò a casa, aveva vinto la sua gara.

mercoledì 3 giugno 2020

L’Etica della Competizione #Step 21

Prima di analizzare come il concetto di competizione possa essere valutato eticamente è bene capire cosa sia l’etica. L'etica è sia un insieme di norme e di valori che regolano il comportamento dell'uomo in relazione agli altri, sia un criterio che permette all'uomo di giudicare i comportamenti, propri e altrui, rispetto al bene e al male. Il bene e il male tuttavia non sono concetti assolutamente oggettivi e pertanto qualsiasi giudizio viene influenzato da una variabile soggettiva, pertanto pur cercando di essere il più oggettivo possibile una certa dose di soggettività è inevitabile.
Etica
La competizione si presta a interpretazioni etiche anche piuttosto distanti fra loro, si va da chi la considera eticamente corretta e propulsore della società umana a chi la considera eticamente inaccettabile in quanto capace di risvegliare i lati peggiori del carattere delle persone. Secondo il mio pensiero la verità sta nel mezzo. La competizione, l’essere competitivi e ambiziosi è senza dubbio un motore della società. Il confronto con gli altri e soprattutto con sè stessi ci spinge a dare il meglio di noi stessi nei diversi ambiti e a cercare di superare i nostri limiti. 
Ciò conduce indubbiamente ad un miglioramento dell’individuo e di conseguenza del collettivo. 
Tuttavia la competizione ha anche un lato immorale e controproducente. Quando la competizione diventa eccessiva i risvolti possono essere estremamente negativi. Il sentirsi continuamente in confronto con gli altri, il dover cercare sempre di prevalere ci porta a sentirci perennemente insoddisfatti. Questo è ciò che accade oggi sui social network dove, consapevolmente o meno, si partecipa ad una perenne competizione volta a dimostrare quanto bella e sfarzosa sia la propria vita. 
In sintesi la competizione è, secondo il mio parere, da ritenersi eticamente positiva in tutte quelle circostanze in cui ci spinge a dare il meglio di noi stessi e a migliorarci. 
È altresì da ritenersi eticamente negativa quando ci porta ad invidiare profondamente,e magari cercare di danneggiare e screditare, gli altri. 

lunedì 1 giugno 2020

La Competizione nello Zibaldone #Step 20

“Dopo che l’eroismo è sparito dal mondo, e invece è v’è entrato l’universale egoismo,amicizia vera e capace di far sacrificare l’uno amico all’altro in persone che ancora abbiano interessi e desideri, è ben difficilissimo. E perciò quantunque si sia sempre detto che l’uguaglianza è l’una delle più certe fautrici dell’amicizia io trovo oggidì meno verosimile l’amicizia fra due giovani che fra un giovane, e un uomo di sentimento già disingannato del mondo, e disperato della sua propria velocità. Questo non avendo più desideri è capace assai più di un giovane d’unirsi ad uno che ancora ne abbia, e concepire vivo ed efficace interesse per lui, formando così un’amicizia.
Giacomo Leopardi 
E questa circostanza mi pare anche più favorevole all’amicizia di quella di due persone egualmente disingannate, perché non restando desideri né interessi in veruno, non resterebbe materia all’amicizia e questa rimarrebbe limitata alle parole e ai sentimenti ed esclusa all’azione. Applicate questa osservazione al caso mio col mio degno è singolare amico, e al non averne trovato altro tale, quantunque conoscessi ed amassi e fossi amato da uomini d’ingegno e di ottimo cuore.”

In questo estratto dello Zibaldone Leopardi illustra quali sono a suo parere le condizioni che influenzano, positivamente o negativamente, un rapporto di amicizia fra due uomini. Secondo il suo pensiero è più facile che vi sia amicizia fra un giovane e un adulto piuttosto che fra due giovani o due adulti. Nel secondo caso perché, avendo gli adulti smarrito col tempo desideri e interessi, viene meno la materia stessa dell’amicizia. Il primo caso è invece più complesso e proprio su questo caso vorrei porre la mia attenzione.  Secondo il pensiero leopardiano l’impossibilità dell’amicizia fra due giovani è strettamente legata alle passioni e ai desideri che animano i giovani. Essi infatti a differenza degli adulti non sono ancora “disillusi” ma anzi sono mossi da ambizioni e bramosia. Queste passioni e questi desideri , riassumibili nell’amor proprio, portano inevitabilmente a generare competizione, sentimento che compromette una sincera amicizia. Si tratta indubbiamente di una visione piuttosto cinica ed egoistica della natura umana che Leopardi vede avvalorata dalla sua personale esperienza, costellata da ben poche veraci amicizie.

venerdì 29 maggio 2020

La Competizione nel pensiero utopico #Step 19

Utopia è il più celebre romanzo di Thomas More, pubblicato nel 1516. 
More si è particolarmente ispirato all'opera La Repubblica del filosofo greco Platone, anch'essa scritta in forma dialogica. In Utopia, come nell'opera sopracitata, si ha il progetto di una nazione ideale e vengono trattati argomenti come la filosofia, la politica, il comunitarismo, l'economia e l'etica. 
L’opera è suddivisa in due libri. Nella prima parte, Moro presenta l'Inghilterra del XV secolo e tutti i problemi che la interessano.
Nella seconda parte, invece, avviene la narrazione del viaggio che Raffaele Itlodeo, viaggiatore-filosofo, compie per primo nell'isola di Utopia, una societas perfecta, creata dal suo primo re, Utopo, che con un'opera titanica tagliò l'istmo che la congiungeva con il continente.
Utopia è divisa in 54 città (che rimandano alle 54 contee inglesi), tra le quali la capitale Amauroto. Utopia, a differenza dell'Inghilterra, ha saputo risolvere i suoi contrasti sociali, grazie ad un innovativo sistema di organizzazione politica: la proprietà privata è abolita, i beni sono comunitari, tutto il popolo inoltre è impegnato a lavorare la terra circa sei ore al giorno, fornendo all'isola tutti i beni necessari. Il resto del tempo deve essere dedicato allo studio e al riposo. In questo modo, la comunità di Utopia può sviluppare la propria cultura e vivere in maniera pacifica e tranquilla.

Utopia,Thomas More,1516

L'isola è governata da un principe che ha il potere di coordinare le varie istituzioni e di rappresentare il suo popolo. Il governo è affidato a magistrati eletti dai rappresentanti di ogni famiglia, mentre vige il principio della libertà di parola e di pensiero e soprattutto della tolleranza religiosa, che tuttavia si esprime solo verso i credenti: gli atei non sono puniti, ma sono circondati dal disprezzo degli abitanti di Utopia e sono loro precluse le cariche pubbliche.
L'isola si basa su una struttura agricola ed è proprio l'agricoltura a fornire i beni utili per industrie, artigianato, ecc. Si produce solo per il consumo e non per il mercato. Oro e argento sono considerati privi di valore e i cittadini non possiedono denaro ma si servono dei magazzini generali secondo le necessità.
A Utopia non esiste la competizione e ciò scaturisce proprio dall’abolizione della proprietà privata. In questa isola ideale tutto è di tutti e ognuno fa della comunità in sé il suo unico fine. Vengono così meno quei sentimenti individualistici che generano la competizione fra i singoli come l’invidia,lo sperpero,l’ambizione cui gli uomini sono naturalmente spinti dal possesso della proprietà privata. Ogni singolo gesto non è volto a soddisfare l’avidità della maggioranza o l’arbitro di pochi ma ha come unica finalità il rafforzamento dell’uguaglianza e della comunione. Questa concezione del ruolo della competizione nella società è diametralmente opposta alla concezione che ne aveva Adam Smith (Competizione, Adam Smith e Libero Mercato) ed è invece molto vicina alla concezione socialista.

giovedì 28 maggio 2020

La Competizione in Sartre #Step18

Jean-Paul Sartre è stato un filosofo francese, considerato uno dei più importanti rappresentanti dell’esistenzialismo. Alla produzione filosofica si affiancò, a partire dal dopoguerra, la produzione saggistica e giornalistica dedicata alla difesa degli oppressi, in particolare egli dedicò grande impegno a combattere il colonialismo in Africa e ciò gli procurò non poche ostilità in patria. 
Nonostante ciò Sartre non si considerava un intellettuale impegnato, un intellettuale militante. In un’intervista del 1963 a Rinascita, il mensile politico culturale del PCI fondato da Palmiro Togliatti e aperto anche a contributi di intellettuali non marxisti Sartre criticò quella che definiva la “militarizzazione della cultura” affermando:
Jean-Paul Sartre 
”Questa non è la lotta ideologica ma, al contrario, la separazione. Se come accade in certi paesi occidentali si proibisce tutto ciò che è marxista,libri,insegnamento ecc. e se, reciprocamente, il marxismo si rifiuta di tenere di tenere conto di un certo numero di esperienze che - anche se fatte spesso contro di esso - contengono un elemento di realtà, allora abbiamo a che fare con due culture spezzate. Sappiamo bene che non siamo noi, un pugno di intellettuali di tutti i paesi, che opereremo questo cambiamento. Ma noi andiamo in questa direzione, lottando prima di tutto per la pace. La nostra maniera di lavorare per la pace è tentare, almeno, di darle la fisionomia culturale che deve avere, cioè quella di una competizione di idee.”

Sartre vive e interpreta a pieno il periodo della guerra fredda, caratterizzato dalla spietata competizione ideologica,politica e economica fra Stati Uniti e Russia.
Il pensiero di Sartre verte sul principio della libertà assoluta, secondo il suo pensiero ogni vita dipende interamente da chi la conduce e dalle scelte che il soggetto prende, poiché “l’uomo è condannato ad essere libero”, in questa ottica è ovvio che le limitazioni imposte al libero pensiero dai sistemi politici vengono considerate come aberranti. Egli definisce la fisionomia culturale della pace come una competizione di idee. Sartre invita ad accogliere qualsiasi idea e a coglierne gli elementi di realtà. D’altronde, per l’esistenzialista non può esserci una morale universale, unica e, perciò, legittimamente imposta; per lui tutto diventa dubbio, riconsiderazione, invenzione: è abbandonato e non trova in sé e fuori di sé possibilità di ancorarsi. È questo il prezzo della libertà, libertà che per Sartre deve essere il significato ultimo degli atti dell’uomo. Le idee devono quindi poter competere fra loro. Sta poi al libero arbitrio dell’individuo ,e non al sistema politico vigente, determinare quali idee accettare e quali invece ripudiare. Affinché questa competizione sia possibile elemento imprescindibile è la libertà. Senza libertà non c’è competizione e senza competizione non c’è libertà.